La prima volta che sono entrato in un ristorante italiano all’estero è stato durante l’anno dei mondiali, quelli del 1982. Stavo a Londra da qualche mese. Ero andato a rota di cibo italiano ed allora telefonai a Napoli a papà. Mi disse di andare alla spalle di Piccadilly Circus: ci sono vicoli e vicarielli, tu cerca un ristorante che si chiama La Colombina d’Oro. Fanno le polpette al pomodoro con la cipolla soffritta come le fa la nonna.
Nientedimeno! Presi il 14 e corsi a Piccadilly Circus.
Papà però non mi aveva detto che il quartiere si chiamava Soho. Ed era il quartiere a luci rosse di Londra! Io non avevo mai visto un quartiere a luci rosse. C’erano donne discinte ad ogni angolo. Ed erano bellissime. Vidi una venezuelana che sembrava Serena Grandi e faceva i buchi a terra. Ero sbalordito, con la mia Lacoste da bravo ragazzo alla ricerca della Colombina d’Oro e le polpette della nonna.
A finale trovai una trattoria italiana, la porta a vetri era chiusa. Aprii, infilai la testa e chiesi: Sssssscusate siete aperti ?
C’erano tavoli e sedie in legno e le tovaglie a scacchi bianchi e rossi, una voce dal retro mi rispose: Trase.
Come trase ? Ssssscusate ma siete di Napoli ? Trase guagliò, trase. Nun te mettere appaùra!
Indimenticabile. Bellissimo. Grandissimo spaghetto. Al dente. Finalmente!
E da allora mi piace sempre moltissimo andare nei ristoranti italiani all’estero. Oggi ne ho trovato un altro. A Buriram. Nel mondo alla fine del mondo. Le stesse foto appese alle pareti, lo stesso calore, la stessa cordialità.
L’ho riconosciuto dalle foto, ci siam stati ieri sera!!!